martedì 18 marzo 2008

La crisi economica e la febbre della ragione Link alla trasmissione tv oggetto dell'articolo: http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=ottoemezzo&video=10344 Come di consueto, nell'umano consesso l'accentuarsi di una fase di crisi economica comporta anche una crisi della ragionevolezza ,politica e non solo. Così,in una trasmissione pre-elettorale,l'ex ministro del centrodestra Tremonti si è mostrato angosciato circa il futuro dell'Italia e ha proposto come ricetta di salvezza la ripartenza dai "valori". Tremonti ha subito specificato a quali valori si riferisse;il ripristino dell'alzabandiera nelle scuole al mattino,i campanili,la famiglia. Parlando dell'alzabandiera ha precisato che sì,le bandiere possono essere anche due,dopo quella nazionale si può alzare ad esempio quella della Catalogna (l'esempio parlava alla nuora spagnola perchè suocera leghista intendesse..). In una trasmissione di poco precedente a questa,fra i valori aveva nominato anche "l'autorità". Ora,è evidente come questo escogitar "valori"di retroguardia sia un cattivo surrogato di risposta alla crisi economica che ci opprime e che potrebbe strozzarci e che molte persone potrebbero accorgersi della presa in giro insita in queste proposte;"Sire,il popolo ha fame-E allora dategli l'alzabandiera e i campanili!". Tuttavia,bisogna considerare che in Italia la società liberista negli ultimi anni ha lacerato identità e relazioni sociali sedimentate senza riuscire del tutto a sostituirle . Avrebbe avuto bisogno di più tempo. Ha sconvolto le identità paesane e la fissità dell'abitare e del lavorare in provincia senza sostituirgli ancora un concreto senso di vantaggio del cosmopolitismo e della peregrinazione perenne in funzione della realizzazione professionale,quale invece si trova ben depositato negli USA. Ha scardinato le certezze dell'abitare ,vivere ,prolificare e curarsi con certezza senza procurare un sostituto che garantisse comunque una solidità ,seppur mobile,a questi fondamenti dell'esistenza,quale si trova invece nella flessibilità pragmatica e adattativa di molta parte del mondo anglosassone. In breve,ha imposto alla società italiana e alle persone torsioni sofferte per abbandonare una sponda ma non ha completato l'opera di approdo all'altra sponda. Che adesso sembra più lontana,almeno quant'è lontana la vecchia.. Un'Italia in mezzo al guado. E questo sente la destra economica di Tremonti,e non solo. La loro manovra,a questo punto,è di tornare indietro sapendo benissimo che il massimo che riusciranno a fare sarà di girarsi. Ma contano su quest'effetto. Contano sul fatto che alla gente basti la manovra di rigirarsi indietro e basti vedere da lontano la sponda dalla quale venivano e alla quale,in realtà,non potranno più tornare. Ma a molti quest'illusione basterà per sopportare ancora senza protestare. Senza cambiare. Saranno ancora imbrogliati. Se non peggio.Far riprendere l'alzabandiera e l'inno mattutino (come vivessimo in una gigantesca caserma collettiva) ad un popolo in crisi significa fomentare il nazionalismo peggiore,quello che nasce dalle viscere delle difficoltà materiali e che quindi è più aggressivo. Identitario,viscerale e consolatorio ; molto pericoloso. L'odore di dazi,sanzioni,egoismi-esclusioni,guerre commerciali e anche militari,si fa forte. In questa fase storica,il ritrarsi nella patria,nel campanile , nella famiglia e nell'autorità,piuttosto che come un caldo abbraccio primordiale delle radici,suona come un rinserrare i ranghi nella chiusura che prelude alla minaccia.

1 commento:

Sito ha detto...

Le considerazioni possibili sui temi toccati nella trasmissione sarebbero tantissimi,ma per evitare che l'articolo arrrivasse alla lunghezza di un saggio, si è preferito concentrarsi sui rimedi suggeriti da Tremonti per fronteggiare questa fase di crisi.
Sulla quale,sia detto di di passaggio,c'è il rischio di un'enfatizzazione da parte di entrambi i poli per spegnere le tensioni redistributive della ricchezza che si temono da parte dei lavoratori.